Spaziale! Pochissimo inquinamento, cosa contagiosa!

È un gioco di parole, ve lo dico in una frase: dei satelliti artificiali di NASA e ESA che monitorano l’inquinamento hanno rilevato un gigantesco calo di quest’ultimo a causa del Coronavirus, anzi Covid-19, che ha bloccato un sacco di fabbriche sopratutto in Cina.

La cosa che mi ha stupito di più di tutto ciò è che abbiamo dei satelliti che monitorano l’inquinamento. Ma come fanno? Beh, rilevano i diossidi di azoto. Fidatevi di me, sono altamente tossici. Comunque per farvi un’idea dell’inquinamento (ricordate che tutti ne produciamo, ma essendo una cosa fatta dallo spazio non è troppo sensibile) vi faccio vedere un video.

Il video dell’ESA

Non crediate che le agenzie spaziali non usino i loro satelliti solo per guardare lo spazio, li usano per monitorare anche la vita sulla Terra. Ecco un fermo immagine del video

Satelliti

L’inquinamento luminoso

Forse non tutti sanno che non c’è solo l’inquinamento atmosferico, ma anche quello luminoso. Questo inquinamento non è un grande cruccio da sostenere di per sé, ma indirettamente provoca anche quello atmosferico. Infatti se ci sono molte luci accese ai consumerà anche più corrente e quindi ci sarà bisogno di più materiali per crearla… è tutta una catena. Ma il motivo per cui ve ne parlando è che per gli appassionati di stelle o anche i professionisti non le riescono più a vedere come una volta.

Che cosa comporta l’inquinamento luminoso?

Se voi andate in una grande città non vedrete bene le stelle come in una landa desolata che si estende per chilometri. Recentemente sono andata in Islanda, e anche se non avessi visto l’Aurora Boreale, avrei visto un sacco di stelle. Sembrava di poterle toccare, ed erano anche più luminose!

L’inquinamento luminoso agisce come il Sole. Non è che le stelle scompaiono di giorno, certe sì, ma altre le potremmo vedere sempre. Ma la luce del Sole è troppo forte e quindi noi non le vediamo. Lo stesso succede con questo inquinamento luminoso. E anche se le vediamo ci sembreranno poco luminose, la loro luminosità non cambia, ma cambia la luce intorno a noi. Al confronto delle altre luci le stelle ci sembreranno fioche.

Da che cosa è causato l’inquinamento luminoso?

Beh, un pochino da noi. Ma molto poco. Le luci delle auto o delle case hanno il loro impatto, ma più sull’inquinamento atmosferico. Il problema sono più i lampioni. Ovviamente ne abbiamo bisogno, anche perché con solo le luci di ogni macchina la cosa potrebbe diventare un po’ pericolosa.

Ma c’è una soluzione per togliere un po’ di questo inquinamento. La soluzione è fare cime a Parigi che hanno messo una specie di imbuto a tutti i lampioni, in questo modo le stelle si vedono molto meglio che a Roma o altre città e la luce va tutta verso il basso illuminando le varie strade.

Che cosa possiamo fare?

Sfortunatamente non possiamo fare molto, possiamo solo proporre l’iniziativa al nostro Comune, per il resto non possiamo fare molto, a meno di non essere sindaco.

Aurore Boreali, le luci del Nord

Questo articolo mischia i viaggi e l’astronomia. È l’Aurora Boreale. Mi trovo in Islanda dove sono famose, io posso dire di essere una di quelle persone che le ha viste. Quando non sapevo ancora se le avrei viste sono stata al Perlan (un museo di Reykjavík, capitale dell’Islanda) dove lo spiegava molto bene. Alla fine le Aurore sono generate dal Sole e dal suo vento che qui spira anche nella sua forma terrestre.

Multi aurore

Spero che tutti voi sapeste delle Aurore nella loro forma terrestre, ma cosa curiosa è che non avvengono solo qui. Infatti ci sono anche le Aurore di Saturno, Giove e Ganimede. Ma non solo, ci sono anche quelle di Nettuno e di Urano. Il procedimento e circa lo stesso e anche lì questo fenomeno tanto ricercato avviene. Questa è una scoperta recente, fatta nel tuffo di Cassini dentro Saturno. A parte il fatto che sono abbastanza distanti c’è una fregatura: noi non potremmo vederle neanche se arrivassimo su questi pianeti. Ebbene sì, l’Aurora dei giganti gassosi è agli ultravioletti. Cosa sono gli ultravioletti? Spero che sappiate com’è fatto un arcobaleno 🌈. Come vedete dall’emoji il primo colore è il rosso e l’ultimo è il viola. Prima del rosso e dopo il viola ci sono altri colori che noi non riusciamo a vedere, gli infrarossi e gli ultravioletti. Quindi il nostro arcobaleno diventerebbe così:

Nell’antichità le Aurore boreali era considerate qualcosa di magico. Per gli scandinavi era il Bifrost, un ponte che collegava la terra con Asgard, per i cinesi era il dragone, per i nativi americani erano gli antenati… ogni popolo che le vedeva pensava a qualcosa di diverso.

La mia esperienza

In Islanda è d’obbligo prenotare un tour per provare a vedere le aurore boreali. Ci sono quelli che costano 50 euro e quelli che ne costano 120. Noi in tre ne abbiamo trovato uno in minibus (che è più ricercato) a 100 euro. Siamo partiti con la speranza di vedere le stelle come aveva fatto un nostro amico qualche giorno prima. E nella prima fermata che abbiamo fatto un po’ le abbiamo viste (intendo le stelle). Alla seconda abbiamo visto attraverso le nuvole una macchiolina verde. Io ero già al settimo cielo. Poi ci siamo diretti verso una piccola gola, abbiamo aperto la porta e ci siamo trovati davanti il “Bifrost”. Sembrava davvero un ponte che collegava i due monti. Poi c’è stata un eruzione solare più forte (immagino) e ha cominciato ad espandersi e a “danzare” come nei film. A un certo punto ha fatto anche un ghirigoro che ricordava moltissimo il vento come lo disegnano i bambini.

Conclusioni

Vedere l’Aurora e qualcosa di magico, soprattutto quando sei solo in venti e non in settanta. Poi con le stelle da sfondo era qualcosa di magnifico.

Fotografare

Non servono macchine fotografiche da migliaia di euro per avere qualche foto dove si può distinguere questo fenomeno (le foto qui sotto sono fatte con macchine professionali). Per avere qualcosa basta un cellulare. Tutti i cellulari hanno la funzione Pro. Impostate l’ISO (c’è scritto sopra) altissimo e il tempo di esposizione (di solito indicato con un otturatore) abbastanza alto, ma non tantissimo. Un treppiede è utile solo per il fatto che bisogna non muovere la fotocamera. Per le macchine fotografiche non professionali e dove non si può regolare niente si può mettere la modalità Fuochi d’artificio, che hanno quasi tutte le macchine.

Aurore
l’Aurora che abbiamo visto noi
Aurore

Programma Artemis, donne e uomini sulla Luna nel 2024

In questo breve video della NASA potete vedere come avverrà il programma Artemis.

Questo progetto è un collage di altri progetti che non sono mai avvenuti. Il programma Constellation, il predecessore di Artemis, comprendeva Ares 1 e 5. Se siete appassionati di The Martian come me questi nomi vi ricorderanno qualcosa.

ATTENZIONE! Vi posso dire con certezza che questo programma spaziale non porterà solo gli uomini su la Luna, ma anche su Marte. Il programma Artemis è dunque un programma polivalente! 2 al prezzo di 1! Un bello sconto. A proposito di prezzi, il progetto costerà un bel po’. Diciamo che costerà 1,6 MILIARDI di dollari. Terra chiama NASA, Terra chiama NASA! 1,6 miliardi di dollari!

Probabilmente avrete già sentito parlare di Orion. Sarà la navicella che porterà gli uomini su Marte e sulla Luna.

Questo progetto ha avuto una storia politica travagliata. Ha avuto costanti modifiche, e per questo ho atteso tanto prima di scrivere un articolo in merito. Adesso la cosa sembra abbastanza stabile.

In torno a questo programma ci sono altre cose. Molto interessante il Lunar Gateway

Lunar Gateway

In parole povere è una mini ISS che girerà intorno alla Luna. Anche questa sarà creata da più agenzie spaziali.

Il Lunar Gateway

Orion

Orion è una navicella parzialmente riutilizzabile. Non si può riutilizzare tutto, ma meglio che niente. È stata modificata nel tempo ma la funzione è sempre quella: portare gli astronauti sulla Luna e su Marte senza ammazzarne nessuno.

Orion

Se avete notato, nel cartello c’è scritto: “The Constellation Programm”. Infatti Orion faceva parte di quel programma. Quello era un modellino a dimensioni naturali.

Le tute

Su questo campo non c’è stata una grande rivoluzione. Ci saranno due tute: l’XEMU che servirà per passeggiare sulla Luna, e l’OCSS che servirà per sopravvivere dentro la Orion.

Questi sono per ora i piani. Poi si vedrà.

Ascensione, le origini della Guerra Fredda

Questa isoletta è banalmente il luogo dov’è nata la Guerra Fredda, e di conseguenza la corsa allo Spazio. Vi faccio vedere meglio dov’è:

Questa isoletta dista 1560 chilometri dalla Costa d’Avorio. Il 25 marzo 1501 viene scoperta da João da Nova, per poi essere riscoperta da Alfonso de Albuquerque. Nel 1960 costruiranno la prima stazione di controllo missilistica. Per la vostra gioia vi mostrerò l’ennesima cartina sulla quale c’è segnato il punto di qui vi voglio parlare: Red Hill.

Questa è Red Hill

22 gennaio 1960, Florida

Il razzo Atlas parte, dovrà raggiunge l’atmosfera e poi scendere su Ascensione. Ce la farà? Non si sa. Su Ascensione ci sono un mucchio di tecnici della NASA per assistere alla discesa. Ovviamente si schianterà in mare, non era un razzo riutilizzabile. Dopo una mezz’oretta il razzo arriva schiantandosi nel mare. Si sente un mucchio di rumore e si vedono un sacco di colori, la fusoliera si spacca, e lì inizia tutto, inizia la Guerra Fredda.


Perché la Guerra Fredda è iniziata?

È iniziata perché gli americani non avevano intenzione di usare quel razzo per portarlo sulla Luna o su Marte, ma per distruggere i russi

Oggetti transnettuniani (TNO): verso Nettuno e oltre

Gli oggetti transnettuniani, TNO sono oggetti spaziale oltre Nettuno. Che genio, veramente. Ci sono quelli più conosciuti, credo che tutti conoscano Plutone, poi c’è Eris e altri meno conosciuti. Poi c’è Sedna, o The Goblin. Ci sono anche FarOut o FarFarOut.

Oggetti transnettuniani
I principali TNO

Alcuni degli oggetti transnettuniani più interessanti

Sono moltissimi, e hanno colori e forme davvero bizzarri. Ecco alcune foto e ricostruzioni grafiche:

Oggetti transnettuniani

Sedna è stata scoperta nel 2013 ed è intitolata a una dea del mare greca. Questi pianetini favoriscono la teoria del Pianeta 9. Non è stato il primo a essere scoperto, ma ci è andato vicino.

Oggetti transnettuniani

Questo è The Goblin, anche lui è un TNO. Ha uno strano colore che ha favorito il suo soprannome.

Oggetti transnettuniani

Lui è FarOut. È stato chiamato così perché ai tempi della sua scoperta era l’oggetto del Sistema Solare più lontano, ma non ha detenuto il record a lungo…

Oggetti transnettuniani

FarFarOut (che fantasia) è il detentore attuale del record. Infatti adesso è lui a essere l’oggetto più distante di tutti. Pensate che dista dal Sole 100 UA (unità astronomiche), cioè è distante 100 volte la distanza della Terra dal Sole.

Chi ha detto che una nostra futura colonia debba essere su un pianeta o un esopianeta, potrebbe essere su un pianeta nano come Plutone. Certo, é un viaggio più difficile e costoso di Marte, ma è sicuramente più facile che andare su un pianeta nella galassia di Andromeda.

Molti di questi pianeti sono stati scoperti cercando il famoso Pianeta 9 o Pianeta X. Credo che il motivo di questi due nomi sia per il fatto che prima del 2006 c’erano 9 pianeti e quindi un altro pianeta sarebbe stato il decimo, mentre da dopo il 2006 ci sono solo 8 pianeti quindi un altro pianeta dovrebbe essere il nono.

Il pianeta 9

Cambio discorso un attimo: ho parlato del Pianeta 9. Questo pianeta è stato ipotizzato dato che Nettuno e gli oggetti transnettuniani (vedi il paragrafo Sedna) fanno delle orbita un po’ strane. Quindi gli scienziati hanno teorizzato l’esistenza di un nono (o decimo) pianeta e si sono messi a cercarlo, spinti dai precedenti. Sì, quando hanno notato che c’era qualcosa che non andava nell’orbita di Saturno hanno trovato Urano, e quando hanno notato che c’era qualcosa che non andava nell’orbita di Urano hanno trovato Nettuno.

La teoria c’è, gli indizi ci sono, i precedenti anche: perché non cercarlo? Favoriscono la cosa anche le orbite degli oggetti transnettuniani!

Il primo compleanno!

Questo video raccoglie tutte le informazioni che dovete sapere su Alispace

All’inizio ho aperto il blog così, perché mi piaceva l’idea, senza uno scopo preciso e adesso è il primo compleanno. Ancora prima io e la mia amica di camygourmet.it avevamo deciso di fare un sito insieme. Poi però abbiamo deciso di fare due siti diversi perché la gestione era complicata e quindi… ne abbiamo fatti due.

Comunque, sommando tutto, ho avuto 1400 visite circa da una quindicina di paesi diversi! Super successone!

Comunque da luglio ho avuto ben 600 visite da 140 visitatori diversi, spero che piaccia anche a voi.

Poi voglio fare un articolo dietro le quinte, ma non lo farò oggi.

Buon compleanno!

Come vivremo su Marte in un libro

Un altro libro che mi è piaciuto molto è questo: Come vivremo su Marte. Avevo già fatto la recensione di The Martian. È molto interessante e la scrittrice è davvero simpatica. Dice un mucchio di curiosità su l’Apollo e quello che lo ha preceduto. Ecco comunque la scheda del libro:

Autrice: Mary Roach

Traduzione: Francesca Mastruzzo, Alessandro Vezzoli

Edizione: il Saggiatore

Genere: Saggio astronomico

Titolo originale: Packing for Mars

Come vivremo su Marte
La copertina del libro

A me è piaciuto molto questo libro perché racconta tante cose interessanti, non le solite cose che si sentono dire. Lo sapevate che in Giappone gli astronauti devono fare 100 gru (ovviamente sono origami) per poter passare? Vi faccio vedere il sommario:

Come vivremo su Marte
Come vivremo su Marte

Come potete vedere è abbastanza scherzoso, secondo me è facile da leggere e di sicuro ne vale la pena.

Teoricamente non parla molto di Marte, infatti il titolo originale era Packing for Mars, più o meno Facendo le valigie per Marte. Rende molto di più l’idea.

Certi capitoli non leggeteli subito prima di pranzo/cena perché parlano anche di vomito e robe varie.

Se volete saperne di più potete andare sul sito dell’editore: ilsaggiatore.com

Per chi non avesse voglia di andare su un altro sito questa è la descrizione del sito che trovate su ilSaggiatore

Presentazione ufficiale

La nostra prossima casa la affitteremo in un altro pianeta del sistema solare. Trascorreremo le vacanze estive sulla Luna e nelle sere d’agosto ci ritroveremo a brindare a un cocktail party in qualche catena alberghiera su Marte. Tutto intorno a noi vedremo l’infinito, il firmamento, ascolteremo la musica abissale dei buchi neri, contempleremo quella sfera sublime e ridicola che è la Terra. Dopo millenni passati ad alloggiare sulla superficie terrestre – a camminarci, a inalarne gli odori e a solcarne il cielo e i mari – l’uomo sta per cambiare dimora. Probabilmente non avverrà domani, ma è certo che in un futuro non troppo remoto questo sogno sarà alla nostra portata.

Eppure, nello spazio sembra mancare tutto ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere: l’acqua, la gravità, l’aria. Mancano tutte le nostre irrinunciabili comodità, come profumate toilette, cibi esotici, la possibilità di fare romantiche camminate o di contemplare la variopinta bellezza dei fiori. Come reagirebbero il nostro corpo e la nostra psiche a tutte queste privazioni? Cosa succederebbe se durante il viaggio ci trovassimo a vomitare nel nostro casco da astronauti? Se fossimo costretti per settimane a non curare la nostra igiene? Se nei lunghi viaggi a bordo delle navicelle ci fosse precluso di fare l’amore?
Per dare una risposta a tutti questi quesiti le agenzie spaziali hanno allestito sulla Terra innovativi e bizzarri ambienti per simulare le situazioni più estreme: prove dure e allo stesso tempo stravaganti alle quali deve sottoporsi chiunque desideri avventurarsi nell’universo.

Con il suo avvincente stile narrativo Mary Roach descrive in modo arguto, divertente e irriverente tutti i compromessi che dovremmo accettare per lasciare il nostro pianeta e andare a vivere su Marte, raccontando aneddoti e incidenti – spesso tragicomici – capitati agli astronauti mentre si trovavano a fluttuare nel cosmo. Come vivremo su Marte non è solo una sorprendente guida per la sopravvivenza nello spazio, ma un’esplorazione di ciò che significa essere umani, con i nostri limiti, le nostre fragilità biologiche e culturali. A quanta normalità sapremo rinunciare? Per quanto tempo? E come ci trasformerà questa nuova vita?

NASA TV su Sky (istruzioni valide per il pianeta Terra)

Dopo tante ricerche infruttuose ieri sono riuscita a trovare il modo di vedere NASA TV su Sky. Probabilmente a molti di voi non importerà questo articolo, ma dato che non è spiegato quasi da nessuna parte, ho deciso di fare un articolo.

Premessa: io ho Sky che è trasmesso dal satellite Hotbird insieme a NASA TV. Quindi se qualcuno vede la TV trasmessa da questo satellite credo che possa vederla. Premetto anche che io ho Sky Q e quindi il procedimento potrebbe essere diverso per altri decoder Sky.

  1. Accendere la TV e il decoder di Sky
  2. Andare nella Home di Sky Q
  3. Cercare la voce Impostazioni
  4. Nella voce Impostazioni cercare la voce Altri Canali SAT
  5. Avviare la ricerca dei canali
  6. Dal 9001 in poi ci saranno tutti i canali trasmessi da Hotbird
  7. Da me NASA TV HD (che si vede benissimo) è il canale 9354

Questi sono i passaggi per trovare NASA TV. Non ho trovato invece NASA TV UHD (Ultra HD), ma si vede benissimo anche solamente HD. È in inglese, ma si capisce abbastanza bene e poi ci sono tanti video…

SuperConsiglio

Guardate NASA TV dalle 14 a mezzanotte. Sapete perché? Perché c’è il fuso orario e le ore di lavoro sono circa quelle.

Comunque è molto bella, può capitare il momento in cui vedi solo la Terra ripresa dalla ISS, ma molte volte ci sono dei servizi sui razzi, inquadrano in diretta Huston… la mia preferita è “Una settimana alla NASA”.

Vera Rubin e la materia oscura

Probabilmente nessuno di voi sa chi è Vera Rubin. Fino a un annetto fa non lo sapevo neanche io. Ma adesso è la mia scienziata preferita. Mi piace molto perché e una storia abbastanza vicina nel tempo e di una bambina qualunque.

Lei è americana nata il 23 luglio 1928 a Philadelphia da genitori stranieri. Aveva una sorella più grande di nome Ruth con cui litigava spessissimo. La sua passione per le stelle è nata proprio per questi litigi.

A undici anni si trasferì a Washington in una casa gigantesca dove ognuna avrebbe potuto avere la sua camera. Ma a Ruth venne l’idea di “sacrificare” una camera per farla diventare la stanza dei giochi. Io personalmente non avrei mai accettato, ma Vera accettò a una condizione. Fare una linea immaginaria che nessuna avrebbe oltrepassato. A quel punto bisogna scegliere da che parte avrebbe dormito una e da che parte avrebbe dormito l’altra. Ruth chiese a Vera da quale parte voleva dormire e Vera indicò la parte più brutta della stanza. Era convinta che a sua sorella toccasse sempre il meglio e rinunciava in partenza.

Quel pezzo di stanza aveva un grosso finestrone sotto la quale avevano sistemato il letto di Vera. Così cominciò a guardare le stelle prima di andare a dormire. Era affascinata dai loro movimenti. E soprattutto dalle meteore. Appena sveglia disegnava una mappa dove c’erano tutti i loro movimenti. I suoi non erano molto contenti che magari all’una di notte fosse ancora sveglia a guardare le stelle. Lei odiava la scuola (un punto su cui siamo molto simili). Era mancina ma la obbligavano a scrivere con la destra, questo è uno dei motivi per cui odiava la scuola.

Amava molto anche i giochi matematici che faceva combinando i numeri delle targhe. Le piacevano anche suonare il pianoforte e leggere. Insieme a suo padre costruì anche un telescopio casalingo. Ai genitori piaceva molto la sua passione, ad esempio la portavano al club degli astrofili. Sua madre non capiva bene cosa facesse ma ne era entusiasta. Un giorno chiese a sua madre di sviluppare delle foto. Ritraevano il movimento delle stelle. A dire il vero non ho mai capito com abbia fatto a fotografare lo spostamento delle galassie. Probabilmente è uno di quei misteri che non capirò mai.

Alle superiori odiava fisica. Forse perché i prof si ricordavano di sua sorella che era bravissima o forse non voleva somigliare a sua sorella, non si sa. Amava disegno industriale. Un’altra ipotesi sul fatto che odiasse la fisica era quella che il prof Himes cioè il suo professore di fisica fosse molto antipatico e per mia esperienza personale posso dire che l’amore per una materia dipende al 70% dall’insegnante. Alla fine dei 5 anni ha vinto una borsa di studio per il Vassar College e questo prof Himes le disse di stare distante dalle materie scientifiche. Cosa che lei non fece. E menomale perché se Vera fosse stata alla larga dalle materie scientifiche non sapremmo nulla della materia oscura che invece è gran parte dell’Universo. Al college studiava molte materie: astronomia, francese, inglese e matematica. Il professore di matematica era il suo preferito. Si chiamava Leo Gilbert.

Nell’estate del 1947 incontrò il suo futuro marito: Bob Rubin. Nel 1948, un anno dopo il loro incontro si sposò. Lei prosegui gli studi dopo la laurea a Cornell. Studiava i movimenti delle galassie. A 22 anni era appena diventata mamma del primo figlio (ne avrà 4 e tutti scienziati) e fu inviata a un convegno dell’American Astronomical Society. Ma nessuno prese sul serio il suo intervento. Solo nel 1950 il Washington Post fece un articolo che si intitolava: “Una giovane madre scopre il centro della creazione attraverso il moto delle stelle”.

Neanche nel 1954 venne presa sul serio la sua ricerca sulla distribuzione delle galassie. Osservò che le galassie non si distribuivano in modo omogeneo, ma a chiazze.

Fece anche molte battaglie, ad esempio quella del telescopio di Monte Palomar. Era vietato alle donne per un limitazione dei servizi. Nell’inverno del 1965 Vera era andata a Monte Palomar per usare altre attrezzature, ma al momento di ripartire il tempo era pessimo e rimase bloccata e un suo collega la accolse nella struttura del telescopio. A un certo punto Vera chiese di utilizzare i WC, ma a quanto pare ce n’era solo uno per gli uomini. Vera risolse il problema ritagliando una figurina di una donna e mettendola accanto a quella dell’uomo. Le donne non potevano usare quel telescopio solo per un gabinetto!

Quando iniziò a lavorare al Carnegie Institute incontrò un certo Kent Ford, insieme studiarono le galassie e scoprirono che tutte le galassie giravano alla stessa velocità. E questo si scontra con le teorie di Newton. Infatti esiste una materia che non riusciamo a vedere e riusciamo a percepirla solo in questo modo. Tutto quello che conosciamo è solo il 5%, la materia oscura il 27% e c’è un’altra cosa ancora più misteriosa chiamata energia oscura che è il restante 68% dell’Universo.

Le sue ricerche sono state così importanti che usiamo ancora adesso i suoi dati e le hanno dedicato un asteroide: l’asteroide 5726 Rubin.

Il 25 dicembre del 2016 muore a Princeton.

VeraVeraVera